Relazione di Piera Codognotto al Convegno conclusivo del Progetto Recife, organizzato dal Centro documentazione e studi della donna, Cagliari, 14.12.2000

Esperienze di lavoro in rete

Il tema che abbiamo individuato con le organizzatrici del convegno riguarda gli scambi relazionali e pratici tra soggetti singolari o collettivi, che avvengono attraverso il medium della connessione telematica.

Virtuali sono dette le azioni nel campo del reale elettromagnetico; la comunicazione utilizza strumenti quali posta elettronica, liste e gruppi di discussione, forum, uso dei link e del forward, linguaggi.

Per parlare di comunicazione e relazione deve esserci scambio, confronto di desideri, curiosità, interessi; rapporto tra persone (soggetti singolari o soggetti collettivi) con condivisione, risonanza, conflitto, fiducia, ascolto… Mancano gli odori, il contesto spaziale; ma ci sono le molteplici identità che siamo ognuno e un gioco di potenzialità immaginative ampio: pensiamo ad esempio alle riflessioni di Donna Haraway [Manifesto Cyborg, Feltrinelli] o alle sperimentazioni vocali e visive di Laurie Anderson nei suoi spettacoli.
Gli scambi “danno adito a tipologie di relazione diverse da quelle che possono avvenire di persona, connettono parole e corpi secondo altre modalità, altre potenzialità, ma non per questo le loro connessioni sono meno reali” [Ilaria Sborgi, Tessere femministe. In: Senza rete. DWF n.4, 1999].

La modificazione dei sistemi informativi e comunicativi è avvenuta e ha cambiato l’immaginario e la percezione spazio-temporale anche di chi non ‘pratica’. C’è un grande lavoro da fare sull’uso delle immagini in un’ottica di genere. Qui a Cagliari c’è il lavoro ad esempio di La Circola del cinema e la recente 4. Conferenza femminista di Bologna aveva una sessione su Lara Croft (personaggio di un videogioco di successo).

La (non molta) competenza tecnica necessaria provoca spesso una distanza dallo strumento con un rifiuto a priori da un lato e, dall’altro, un’adesione incondizionata e acritica. E l’arroccamento specialistico è eroso continuamente dalla vorticosa innovazione.
Alcuni luoghi di donne (a Bologna, Venezia, Prato, Torino) hanno già avviato esperienze di alfabetizzazione telematica che consentano l’accesso agli strumenti e che mantengano viva l’attenzione critica e il pensiero sulle tecnologie. Scrive Hannah Arendt: “se la conoscenza, nel senso moderno del know-how, di competenza tecnica, si separasse irreparabilmente dal pensiero, allora diventeremmo esseri senza speranza, schiavi non tanto delle macchine quanto delle nostre competenze, creature alla mercè di qualsiasi dispositivo tecnicamente possibile per quanto micidiale” [Vita activa, Bompiani].

Nelle pratiche telematiche ,infatti, tutte le questioni di senso restano.
Con varie aggiunte problematiche semmai: l’accesso non ‘professionalizzato’ (necessità di alfabetizzazione); a che ampiezza di banda di trasmissione; la perdurante necessità di un linguaggio (verbale e audiovisivo) attento all’esistenza di due generi.
Si sviluppano nuove forme cognitive e di relazioni sociali che per ora forse solo intravediamo. Nuovi modelli di comunicazione scritta, che si avvicinano alla comunicazione orale (mailing list) e che producono l’evidenza di una modificazione in ciò che concepiamo pubblico o privato. Sherry Turkle in La vita nello schermo [Apogeo ’97], ne fa un’analisi interessante.
Accenno solo ad un punto della sua analisi in cui mette a confronto modelli cognitivi. La Turkle sostiene che c’è da un lato un modello di pensiero per cui il reale è come una scatola: la apri, credi in quel che vedi, analizzi fino in fondo; dall’altro un altro modo che non ne fa una questione di ingegneria, ma un mondo parallelo che non si costruisce secondo un progetto predisposto, dove tutto sia spiegabile e comprensibile; un modo che è più vicino al ‘bricolage’ , nel senso di trovare connessioni tra cio’ che ho e che consente di sviluppare in modo non gerarchico ma relazionale anche un software. Siamo in presenza, dice, di una rivalutazione del contestuale e del concreto come modo maturo e non primitivo o infantile del pensiero, rispetto alla precedente egemonia dell’astratto, del formale, di cio’ che e’ guidato da regole. Su questo modello, molte sono le analisi di scienziate: Gilligan, McClintock, FoxKeller…

Le concezioni economiche classiche si scontrano con l’economia informale che crea ricchezza attraverso scambi non monetari. Il conflitto sul concetto di proprietà si espande: copyright, brevetti, etc., protocolli non dialoganti, steccati e confini riducono le potenzialità del mezzo telematico.
E cambiano le richieste nei luoghi di lavoro: “è necessario un lavoro di gruppo, la condivisione di un progetto o di un obiettivo, la capacità di rapportarsi in modo paritario ad altre figure professionali…. Nell’organizzazione del lavoro viene apprezzata la visione ‘orizzontale’ delle relazioni, la capacità di porsi rispetto ad un problema da diversi punti di vista, di parlare e ascoltare diversi linguaggi” scrive Attilia Cozzaglio [Marea, 1999].

In questo nuovo mondo come ci muoviamo come soggetti che desideriamo un punto di vista attento alle differenze e in primo luogo alla differenza sessuale? Come pratichiamo alcuni concetti scardinanti l’ordine simbolico dato e fondamentali del pensiero femminista come il Partire da sé o la Pratica di relazioni tra donne?

Nel DWF già citato, Ilaria Sbolci riprende da Teresa De lauretis una frase: “All’idea di comunità intesa come collettività fondata su un’identità comune delle sue componenti, si sostituisce l’idea di una comunità intrinsecamente instabile e contestuale, una rete di relazioni che attraversano continuamente le frontiere identitarie per dare luogo a progettualità comuni nel riconoscimento delle reciproche differenze.” [Soggetti eccentrici, Feltrinelli]. Riflessioni comuni anche a Rosi Braidotti in Soggetto nomade ed a vari gruppi di donne (immigrate in particolare, ma anche no).
La Cooperativa delle donne di Firenze ad esempio ha trovato la sua forza e possibilità di coesione proprio nello sviluppo di progetti temporanei o di lunga durata con modalità e esperienze diversificate, gestiti sull’onda del desiderio di almeno una socia – meglio se due, con un livello di competenze e responsabilità intercambiabili – in relazione con donne singole, di altri gruppi o di altri soggetti istituzionali.

Il concetto di ‘rete’ (così come anche la rete internet) rappresenta una modalità fluida e insieme potente di intersezioni di rapporti. Una rete mette in contatto tanti punti senza gerarchie; minori potenzialità innovative ha interpretare il concetto come ‘rete da pesca’ che raccolga in un punto.

Ormai varie sono le esperienze in atto in Italia e alcune Reti di donne sono nate e si sviluppano sostanzialmente per via telematica.
Come ad esempio: Next Genderation e 30 Something, reti di giovani donne nell’ambito degli women’s studies. I materiali elaborati sono visibili all’indirizzo: http://nextgenderation.let.uu.nl
Oppure, nata insieme alla prima rivista telematica Info@perla, la Rete Medea all’indirizzo http://www.provincia.venezia.it/medea/index/shtml con associate europee e un lavoro molto mirato all’uso delle nuove tecnologie.

Mi soffermerò solo sulle esperienze a cui partecipo direttamente, cercando di individuarne anche somiglianze e differenze rispetto all’uso della telematica e non solo. Si tratta della Rete Lilith, della Rete di donne in Toscana e della Redazione del sito web Tempi&Spazi.

· Rete Lilith: www.women.it/lilith
Nata nel ’90 con una Convenzione tra dieci Centri di documentazione che si incontrano nel Coordinamento nazionale dei Centri donna e che hanno necessità ed elaborazioni specifiche emerse in convegni di cui ricordo in particolare Perleparole del 1988 a Milano. Nasce su relazioni già esistenti e da ‘luoghi’ del femminismo che hanno sedimentato materiale documentario, con un pensiero teorico articolato relativo alla circolazione e al trattamento di documenti. Il desiderio è dare conto di una ricca produzione di letteratura, raramente edita e – qualora edita – comunque quasi assente nelle biblioteche e agenzie informative pubbliche; è necessario per questo anche un linguaggio documentario ‘sessuato’ non neutro/neutralizzante. Nel ’93 viene formalizzata Lilith, associazione di Associazioni di donne, a cui possono partecipare altri Enti (pubblici o privati, misti) cooperanti al progetto ma in posizione non decisionale. Lo strumento comune è l’informatica finalizzata ad una base dati collettiva dove cooperazione e scambio risultano essere l’interesse di tutte. Dal ’96 il catalogo cumulato collettivo è in internet, sul ServerDonne dell’Associazione Orlando di Bologna, dove viene aperta anche la lista di discussione. I centri sono oggi oltre 40 sparsi in tutt’Italia e i modi di relazionarsi sono necessariamente molto cambiati rispetto all’inizio. La telematica non è ancora tuttavia diventata strumento generalizzato e principe per lo scambio, come dimostra la lista orientata alla vita interna della Rete, ma che si vivacizza solo a sprazzi. Nella vita di relazione della Rete restano prioritari gli incontri in presenza.

· Rete di donne in Toscana: www.donne.toscana.it
Più telematica già in partenza, considerata anche la data di nascita: ottobre ’99. Il Protocollo di intesa tra i Soggetti aderenti raggruppa inizialmente 13 Soggetti che trattano documentazione o informazione attinente le donne e che sono Enti pubblici o privati dell’area no-profit. Donne di associazioni di donne e donne di enti misti. Aderisce a sua volta alla Rete Telematica della Regione Toscana (RTRT). Ha origine dall’incarico affidato alla Cooperativa delle donne di Firenze per la costruzione del Centro di documentazione della Commissione regionale per le pari opportunità della Toscana. Nel Progetto di fattibilità ci si proponeva di ‘fare rete’ con esperienze affini. Nel corso del ’98 riunioni allargate a vari Enti pubblici e no-profit hanno portato alla formazione del gruppo promotore, che vede nella telematica lo strumento principe di sviluppo. Si è avvalsa della rete di relazioni già esistenti, infatti molti dei Centri aderenti facevano già parte della Rete Lilith.
Innovativo è il rapporto costitutivo e ‘paritario’ pubblico/privato.

Dal protocollo: “molte sono le risorse informative presenti nel territorio regionale, in sedi e organizzazioni diverse, che riguardano le tematiche e il pensiero di donne e che costituiscono materia di interesse generale; è necessario promuovere una loro maggior visibilità e sviluppare le potenzialità di accesso alle informazioni per un’utenza più diffusa attraverso la connessione tra aree di specializzazione coperte da diversi soggetti pubblici, privati, onlus, etc.; le specializzazioni tematiche attuate nel tempo dai vari Centri […] garantiscono una base di conoscenze notevole da mettere in comune […] [Tra gli obiettivi:] nuove tipologie di orari o di organizzazione del lavoro (vedi ad es. telelavoro) in grado di coniugare le flessibilità e complessità della vita individuale. Si risponde qui al bisogno di conciliazione tra lavoro e vita privata, reso visibile dalle donne e riconosciuto come valore qualitativo fondamentale per la vita di tutte/i. […] fornire un servizio omogeneo di informazione permanentemente reperibile,attraverso modelli e procedure sperimentali che rendano comunicanti i singoli patrimoni informativi; definire aree di specializzazione che possono essere trattate in modo cooperativo dai diversi soggetti appartenenti ai settori pubblico e privato, al fine di massimizzare le risorse ed evitare inutili duplicazioni; [favorire] l’accesso ed utilizzo delle nuove tecnologie“.

Il primo progetto, attuato nel 2000, è stato un corso di formazione finanziato dalla Regione Toscana per Organizzatrici di sistemi informativi, con un ampio spazio alla Formazione a Distanza. La FAD è stata realizzata grazie alle relazioni già esistenti attraverso Lilith, mettendo insieme competenze informatiche, telematiche, archivistiche, didattiche… da città diverse. Essendo le sedi e le allieve del corso dislocate in varie Province, la FAD ha consentito tra l’altro una coesione notevole del gruppo oltre che la possibilità per tutte di porre problemi alle docenti e di avere materiali didattici ampi e molto sviluppati disponibili on line in modo anche interattivo.
Nella Rete di donne in Toscana il lavoro comune si sviluppa sia in presenza che attraverso la telematica. Il primo prodotto comune è stato il calendario delle iniziative dei soggetti aderenti.

· Redazione del sito Tempi&Spazi: www.comune.prato.it/tempi
Non una Rete, ma una redazione che lavora in rete e tenta di fare rete con chi lavora su questa area tematica in Italia.
Nasce nel ’97 dalla proposta della Cooperativa delle donne di Firenze accettata dall’Assessora alla Trasparenza e dal direttore della Biblioteca Lazzerini del Comune di Prato di creare un sito su Tempi e spazi di vita e un fondo di materiale documentario attinente, presso la biblioteca. L’idea è di entrare nel dibattito sui tempi, affrontando nodi teorici e politici in primo piano e su cui il pensiero di donne molto ha prodotto, con valenza generale: tempo per sè, lavoro di cura, tempi dei lavori, etc. non riguardano solo le donne… Abbiamo provato a ‘esportare’ un sapere dai luoghi autogestiti di donne a uno spazio pubblico, a metterlo in discorso cercando un modo di relazione con altri/e dove chi parla e chi ascolta (chi scrive e chi legge) si mette in gioco non solo come ‘attore sociale’, con ruoli e identità definite, ma soprattutto come donna o uomo, corpo-mente, nella propria esperienza di vita in divenire.
La redazione utilizza la telematica e il telelavoro come strumenti basilari, ma il lavoro di ‘fare rete’ si sviluppa anche con incontri in presenza e tentando un radicamento con varie realtà territoriali. Il lavoro di ‘Rete’ riguarda sia le collaborazioni alla redazione specifica del sito (possono essere dislocate ovunque), sia la tessitura di rapporti con i vari soggetti in loco: la Rete civica, la Biblioteca comunale Lazzerini, l’Istituto Tecnico dove si svolge un corso di progettazione urbanistica con attenzione alla mobilità delle persone anziane, la Banca del tempo e, dal dicembre 2000 anche l’avvio di corsi di alfabetizzazione all’uso di internet per donne adulte, nell’ambito dell’Assessorato alle Pari Opportunità.

Somiglianze:

Alcuni soggetti partecipanti sono comuni tra le varie Reti. Visivamente mi rappresento costellazioni che consentono varie figure a partire da alcune stelle di connessione……
Sono Reti che hanno obiettivi e valenze politiche, anche se non sono movimenti politici come possono essere il movimento dei Centri sociali col sito Isole nella Rete o le esperienze telematiche che hanno favorito manifestazioni come quella di Seattle del ’99, o altre….
Sono reti non solo virtuali: l’incontro fisico resta momento necessario e ineludibile. Sono promosse da soggetti complessi (singole persone che fanno riferimento ad associazioni ed enti) e che hanno ancoraggi a luoghi fisici e attività non solo telematiche.
Non hanno finalità commerciali.
Si pongono obiettivi di scambio di conoscenze, know how, reti di anche semplici indirizzi. Ma soprattutto della crescita ed estensione di competenze tecniche diffuse per allargare le possibilità di comunicazione e di scambio sia sul piano teorico, che sul piano della creazione di ‘prodotti’ condivisi.
I progetti attuati sono promossi anche da singoli soggetti, in cooperazione con gli altri.
Sono reti aperte e che si estendono ad altri soggetti

Differenze:

Come vengono prese le decisioni e quali sono gli organismi dirigenti formali? In comune è la forma di discussione per gruppi di lavoro e poi assembleare; le persone nominate negli organismi formali sono quelle presenti, attive, appassionate e con le competenze necessarie, senza aderire alla logica della rappresentanza (di qualunque tipo). A differenza di Lilith, la Rete di donne Toscana ha tuttavia un vincolo costitutivo: la Commissione regionale pari opportunità, nel ruolo di Ente capofila garante verso la Rete Telematica Regionale Toscana (RTRT), è sempre parte del Comitato di gestione.

Poi tra Lilith e la Rete di donne in toscana vi è una differenza di focalizzazione innanzitutto: per Lilith l’accento è sul pensiero della differenza e le fome di trasmissione del sapere e della memoria delle donne oltre che la ricerca; per www.donne.toscana.it è più sull’accesso alle risorse, empowermwnt, visibilità. Centrale e specifico per la Redazione tempi&spazi è il confrontarsi tra uomini e donne su un tema dominante per la vita delle donne, ma spinoso e affascinante per tutti dato che propone pensiero sulla qualità della vita. E fare insieme un percorso di ricerca che connetta tanti rivoli.

Un’ulteriore differenza è la localizzazione territoriale: internazionale per Lilith, nazionale per Tempi&Spazi (visto che è in italiano) e regionale per la Rete di donne Toscana.

E soprattutto diverso è il vincolo tra i centri: si tratta di una forma di alleanza su punti specifici per la Rete toscana e invece Lilith tenta più di essere una comunità con maggior condivisione.

Progetti comuni e interscambi:

· archivi e basi dati strutturate con linguaggio sessuato e ‘compatibili’
· formazione a distanza e formazione con aggiornamento a cascata
· aree tematiche
· scelte tecniche che utilizzano preferibilmente software libero e aperto, con possibilità di autogestione con crescita di competenze
· pensare per connessioni, per interdipendenze; mettere in contatto, piuttosto che procedere secondo dualismi propri alla logica dell’aut-aut.
· rete come interazione tra soggetti, con ‘nodi’ attivi, dove anche chi usa ciò che viene prodotto ha possibilità di interazione

Concludendo, con qualche domanda:

Che strumenti abbiamo nuovi, cosa si rivela ancora essenziale delle acquisizioni teoriche e delle esperienze fatte, cosa di nuovo sta accadendo, quali domande ho oggi?

Come e cosa facciamo nei luoghi fisici che ci siamo costruite e che ‘resistono’ alle difficoltà che un mondo sempre più accelerato e sempre più aderente alle logiche del ‘libero mercato’ pone?


Parlo di luoghi vivi di desideri, di ricerca, non appiattiti sull’esistente: “un luogo concreto d’elaborazione/scambio di pensiero tra donne esiste solo se arriva a percepire ciò che resta, il residuo, dopo il raggiungimento di alcuni obiettivi, come soglia da cui ripartire ogni volta per spostare i confini del conflitto e della sfida sul mondo […] Il luogo d’incontro è per definizione senza rete , anzi è solo nel rischio che si gioca la sua possibilità di funzionare, di spinta a cambiare sulla sclerotizzazione delle dinamiche” [Dall’editoriale di DWF, n.4/99].

E ancora:

  • Come si stanno realizzando desideri di partecipazione alla vita comune?
  • Ci sono nuovi soggetti con nuovi interessi con cui si sono aperti scambi e confronti?
  • Quali pratiche di relazioni tra donne riusciamo ad avere?
  • E con l’altra metà del cielo: abbiamo aperto luoghi di scambio, confronto?
  • Riusciamo ad avere tempi non legati all’obiettivo, ma centrati sulla relazione secondo l’insegnamento di Rivolta Femminile e Carla Lonzi? E in particolare rispetto alle nuove tecnologie che modificano il modo di vivere lo spazio e il tempo?

Rimangono a mio avviso alcuni orientamenti che trovo di grande utilità:

  • Partire da sé: pratica essenziale di verità e di efficacia innovativa. E’ “importante tradurlo nella sua scommessa teorica, che riguarda le forme della soggettività moderna, come ha mostrato la critica femminista della cultura moderna (letteraria, scientifica, storica, politica) in quanto cultura centrata su un soggetto fintamente neutro universale, in realtà sessuato maschile e deciso a non partire da sé. Cioè a non distaccarsi da sé.” [Luisa Muraro, Lezioni di femminismo. In: http://members.nbci.com/luisar/introduzione.htm, novembre 1999]. Significa anche evitare astrazioni e valorizzare ciò che ho intorno. Sempre Luisa, a proposito dell’entrata in guerra dell’Italia in Kosovo: “Le idee del bene e del male, mi dispiace per Platone, troppo spesso hanno ucciso e distrutto. Io vi consiglio di ascoltare piuttosto il vostro sentimento di corpi vivi, bisognosi, dipendenti, e ragionare di conseguenza. ” [Luisa Muraro,i che lagrime grondi e di che sperma. In: Il manifesto, 29 aprile 99]
  • Pratica delle relazioni tra donne : risonanza del desiderio di una in almeno un’altra, poiché il desiderio è individuato essere forza trasformatrice e datrice di senso; rapporti non codificati in forma di ‘rappresentanza’ ma legati all’autorevolezza riconosciuta (il contrario della gerarchia e della istituzionalizzazione). Internet è strutturalmente non gerarchica. Il pensiero può frammentarsi, disperdersi. Ma si struttura di necessità in modi non lineari e con percorsi dove la soggettività ha un peso rilevante.
    Se la ruolizzazione semplifica e velocizza procedure, “il ruolo impedisce di vedere l’altra, dando per scontato il suo contributo di lavoro e di pensiero a danno del suo desiderio” [Editoriale DWF, n.4/99]. Soggettività dunque, come unità di corpo-mente-anima