Alcune lilithiane sono tra le animatrici del gruppo Facebook Genere lingua e politiche linguistiche. Il gruppo è stato ideato e promosso nel 2011 dalla linguista Giuliana Giusti della Ca’Foscari di Venezia. Segnala testi e ricerche e ha tra le sue premesse il lavoro di Alma Sabatini.
Nota di Adriana Perrotta Rabissi, marzo ’22
La denuncia del sessismo linguistico iniziata in Italia con la ricerca di Alma Sabatini alla metà degli anni Ottanta è proseguita ad opera di giornaliste, scrittrici, operatrici culturali con iniziative volte ad affermare la necessità di rendere conto nel parlato e nello scritto di entrambe le soggettività che abitano il mondo, donne e uomini, contrastando l’uso del maschile pseudo-universale, che occulta la presenza e/o l’assenza delle donne nei processi sociali, politici, culturali.
Recentemente la presentazione in Parlamento del DDL Zan contro l’omotransfobia, che intende dare visibilità e diritto di esistenza nel discorso a soggettività con identità di genere non binaria, ha dato notevole impulso al dibattito in ragione dell’intreccio tra lingua e politica.
È stata così proposta da parte di studiose/i di ricorrere a un segno grafico e fonetico onnicomprensivo di tutte le identità percepite, al di fuori del dualismo maschio/femmina per dare la possibilità a qualunque soggettività di esprimersi e riconoscersi. Si vedano i lavori di Vera Gheno sulla scevà come segno di possibile impiego.
La proposta fa leva sull’inclusività, ma desta preoccupazione quando non aperta avversione sia in chi trascura le ragioni di “minoranze” oppure è anacronisticamente legato a un purismo linguistico che non esiste più da decenni, sia in chi pensa che ricorrere a un neutro, anche se non il maschile tradizionale, torni a rendere le donne invisibili, rinchiudendole nuovamente in un indifferenziato.