Il Cielo sopra gli archividi Paola De FerrariMilano, 5-6 ottobre 2001: intervento al seminario di studi internazionale Archivi del femminismo: conservare progettare comunicare, organizzato dalla Fondazione Elvira Badaracco, che ne ha curato gli atti. Archivisti come angeli? Le donne si sono "conquistate una storia"; sono discese dal cielo, pagando alti prezzi. E hanno preso la sessuazione sul serio, come principio di realtà di un materialismo femminista (Emma Baeri), come una delle coordinate che permettono di agire nel mondo - a maggior ragione nell'ambito della storia e della memoria. L'attraversamento critico del linguaggio "naturale" ha fornito strumenti alla critica dei linguaggi usati negli ambiti tecnici, scientifici, professionali, irti di specialismi e tecnicismi, la cui "angelicità" ovvero "neutralità" era sussunta come garanzia di una visione generale e imparziale del mondo. Il maschile/neutro trapassa dalla grammatica all'ideologia che struttura teorie e pratiche delle professioni documentarie (come tutte le altre) - diventando un abito mentale "professionale" tanto più resistente quanto più inconsapevole; che, nel mondo degli archivi, è servito da alibi per la rimozione della problematica della memoria storica femminile, oltre che delle classi, ceti e gruppi sociali subordinati. La "neutralità" e "avalutatività", atteggiamenti raccomandati all'archivista professionista nei confronti dei suoi oggetti di lavoro e dei suoi utenti, sono trascesi da un corretto comportamento deontologico a un principio "teorico" di subordinazione alle istanze del potere, incarnato sia nella struttura degli archivi che nella teoria e prassi che li descrive, conserva e gestisce. Come spiegare altrimenti l'inesistenza, negli archivi pubblici italiani, della memoria delle donne? Quando già dagli anni Trenta del XX secolo in Europa nascevano istituzioni pubbliche e private a essa dedicate? In Italia l'attenzione a questa tematica, da parte delle istituzioni pubbliche, è fatto recentissimo e ancora per niente diffuso. Reti di donne e di archivi Con gli anni '80 del 900 si inaugura, nel movimento e nella società civile, un nuovo modo di mettere in relazione le attività politiche e culturali delle donne - le Reti- che nascono insieme allo sviluppo dell'informatica e della telematica. Fin dall'inizio assumono la doppia valenza di network, che è insieme rete di comunicazione, nazionale e transnazionale, e lavoro collaborativo tra donne. Questo lungo e lento processo è esploso recentemente all'attenzione pubblica a livello mondiale nel movimento new-global, ma nella sua gestazione ventennale la componente femminile è stata determinante. La Rete Lilith, dopo una lunga esperienza nelle biblioteche e nei centri di documentazione, ha iniziato negli anni '90 a lavorare sistematicamente sugli archivi delle donne, con il progetto intitolato Reti della memoria. La descrizione informatizzata della documentazione è oggi diventata abbastanza frequente e condivisa; quindi è interessante ragionare sulla creazione del contesto in cui avviene la consultazione a distanza, di quali "strumenti di corredo" virtuali si mettono a disposizione degli/delle utenti. Bisogna rispondere ad alcune domande, affrontando diverse questioni: 1) L'"archivio virtuale", l'Opac (on line pubblic access catalogue) è un metodo di descrizione e ricerca adatto alla natura dei fondi documentari che si vogliono trattare? Gli archivi del femminismo e delle organizzazioni di donne del secondo Novecento nascono come plurali, in essi le singole soggettività autoriali sono interconnesse tra loro e con autorialitài collettive. La descrizione informatica e Internet restituiscono meglio di altre le relazioni plurime tra autrici, luoghi, fondi diversi. La descrizione del contesto originario avviene attraverso la guida agli archivi, ciascuno con il collegamento alle pagine web che illustrano la sua attività. Può essere arricchita da molteplici strumenti, come i repertori Autrici/Enti autori basati sugli standard Isaar, indipendenti ma collegati all'archivio; indici, ma anche immagini, filmati e audio come relazioni di contesto sono facilmente pubblicabili e aggiornabili. 2) Omogeneità dell'ambiente della ricerca L'omogeneità dell'ambiente di formazione della documentazione
(il femminismo e il movimento delle donne del secondo '900) consente
di creare un ambiente di ricerca omogeneo. Ciò permette di definire
con maggiore trasparenza i criteri e le scelte archivistiche a monte,
comprese quelle di adottare un linguaggio di descrizione non
"neutro", che si concretizza nell'individuazione e selezione
degli elementi informativi (ad es. le etichette dei campi), nell'uso
del Thesaurus di genere (implementato nel tempo, consente nello stesso
tempo un controllo e un arricchimento dei descrittori per l'accesso
semantico al contenuto). 3) Evidenziare il contesto attuale della consultazione. Un database archivistico ha le funzioni di un inventario (perchè è un elenco ordinato degli elementi che compongono un archivio), e nello stesso tempo contiene un insieme di testi descrittivi, sommari, indici, immagini, collegamenti ipertestuali e ipertesti veri e propri ecc. Esso si propone anche come "metafonte"; pertanto è importante descrivere il contesto culturale e politico in cui nasce oggi, le scelte delle autrici, i criteri che le informano di volta in volta: non, come ho già detto, alla ricerca di una impossibile neutralità e imparzialità, ma proprio riconoscendo il peso delle operazioni interpretative che si compiono e assumendone la responsabilità. 4)Conservazione Il tema della conservazione e possibilità di fruizione nel tempo degli archivi (oltre la conservazione materiale delle carte) riguarda i problemi della migrazione dei software e della interoperabilità con altri sistemi informativi. Già ora si va affermando Internet come standard condiviso di comunicazione tra archivi nati con sistemi diversi (a questo proposito, il software da noi adottato Winisis 1.4 consente l'esportazione in formato XML) Molto altro si potrebbe dire, ma preferisco, facendo un passo indietro, tornare ai temi che riguardano la costruzione nel tempo di questo nostro punto di vista, nell'intersezione di lavoro culturale, politico, disciplinare. Ancora una citazione dell'angelo Damiel: La distanza tra una teoria archivistica impostata su presupposti positivisti e la realtà del lavoro sulle fonti della contemporaneità è diventata enorme. Queste profonde trasformazioni riguardano anche la teoria delle fonti:
"Ogni documento è un monumento". Il processo al documento,
come lo definisce Foucault "non tende più solo a stabilire
se il documento dice la verità, quale sia il suo valore espressivo
ma
lo lavora dall'interno, definendo al suo interno "unità,
insiemi, serie, rapporti
" Il discorso sulle fonti riguarda direttamente la teoria archivistica. In un intervento nel workshop fiorentino dell'ottobre 2000 dedicato agli archivi e alla ricerca storica su Internet, Stefano Vitali fa questa osservazione sugli strumenti di ricerca in archivio: "In realtà questi ultimi non costituiscono mai un terreno totalmente neutrale: l'articolazione degli strumenti ricerca e la struttura stessa delle descrizioni archivistiche veicolano sempre ideologie, visioni del mondo e soprattutto della storia
Ma viene da un archivista canadese il tentativo più radicale di interpretazione delle trasformazioni del presente. Mi riferisco al saggio di Terry Cook in Archival Science n.1, 2001, intitolato "Scienza archivistica e postmodernismo, nuove formulazioni per vecchi concetti". Lo scenario mi pare lo stesso della contemporaneità di cui parla De Luna, anche se Cook usa definizioni "postmoderniste" (la traduzione, compresi eventuali errori, è mia). L'incipit è molto chiaro: "Il ruolo della scienza archivistica
in un mondo postmoderno
sfida gli archivisti a ripensare la loro disciplina e pratica". Cook osserva che gli archivisti si sono sempre preoccupati della contestualizzazione e di rendere evidenti i legami di provenienza dei complessi documentari, tuttavia le sue osservazioni hanno inquietanti conseguenze sulla pretesa fondamentale della professione: di essere neutrali e imparziali custodi della verità, e che il linguaggio imposto ai documenti attraverso l'organizzazione e la descrizione archivistica siano una riproposizione avalutativa della loro realtà originaria. 1) la provenienza: è connessa più alle funzioni e all'attività che alla struttura in senso organizzativo. Diviene più virtuale che fisica. 2) l'ordine originario (specie nei sistemi informatizzati, ma non solo) perde senso fisico e riflette gli usi molteplici dei differenti utenti (e possiamo vederlo bene negli archivi delle nostre associazioni ) 3) il documento, da oggetto fisico caratterizzato da supporto, struttura, contenuto, diviene un oggetto concettuale controllato da metadati che ricombinano i suoi elementi per attestare l'evidenza di attività o funzioni. Anche i metadati cambiano. I documenti sono dinamici e non più fissi, sono agenti attivi di trasformazioni nelle vite di individui e organizzazioni. 4) il fondo. Anche i fondi riflettono questa creazione dinamica multipla e una autorialità multipla, che si focalizza su quella funzione o attività che meglio e più precisamente li definisce nel contesto. Implicano relazioni molti a molti, più che uno a molti. 5) l'ordinamento e la descrizione archivistica: svilupperanno al massimo le informazioni contestuali 6 ) Archivi come istituti: si va verso luoghi virtuali senza pareti, che interconnettono in Internet migliaia di sistemi di ricerca e milioni di cittadini utenti.
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